“Monna Lisa, Lisa”

Intervista a Moro e agli artisti partecipanti all’esposizione

5-22/1/2023

Se un soggetto assume valore esemplare e rappresentativo di un periodo storico, di un genere, di un linguaggio siamo di fronte ad un’icona. Se la stessa opera oltre ad essere vista come modello diventa origine o parte di una tradizione stiamo parlando di un classico: ciò che è classico è intramontabile e ha quindi il potere di parlare al futuro senza mai invecchiare. Cosa succede se un classico viene rivisitato e reinterpretato? La sua voce si amplifica, il suo significato si estende fino a raggiungere dimensioni inedite, nuove ma al contempo portatrici dell’essenza dell’originale declinata in un presente che dialoga coi suoi antenati.

È una sfida difficile, ma c’è chi è riuscito nell’impresa: Moro e i suoi colleghi ci spiegano come hanno fatto reinterpretando la celeberrima Gioconda di Leonardo da Vinci.

Ciao a tutti e grazie per la vostra disponibilità. Moro, partiamo da te: ci racconteresti in breve della tua attività?

Ciao, certamente! Fin dall’infanzia sono appassionato di arte e di grafica editoriale e pubblicitaria e ciò mi ha portato ad iscrivermi dopo le scuole medie ad un Istituto professionale per la grafica pubblicitaria, percorso a cui ha fatto seguito la Laurea Magistrale in Architettura presso l’Università degli studi di Roma, “La Sapienza”. Già prima della conclusione degli studi universitari ho lanciato un brand, “Respect Project”, che ha rappresentato per me il ponte tra il mondo accademico e quello della stampa e dell’underground. Successivamente, a questo progetto se n’è affiancato un altro, “Moro – Grafica & serigrafie”, attraverso il quale mi dedico alla grafica e alla stampa su tessuti, cartacea e non solo.

Com’ è nata l’idea di “Monna Lisa, Lisa!”

Sempre attraverso “Moro”: la serigrafia è una tecnica che si studia sui libri ma che richiede anche molta pratica, perciò per imparare una tecnica di stampa per me nuova, la quadricromia, avevo deciso di chiudermi in laboratorio, da solo, e iniziare a stampare copie quadricromatiche della celeberrima Gioconda di Leonardo da Vinci. Per gioco ho regalato delle stampe a due amici, Diamond e Silvia Fiorenza, e su esse loro sono intervenuti personalizzandole. Da questo episodio è nata l’idea dell’esposizione: era un peccato tenere abbandonate in laboratorio queste copie serigrafiche quindi ho iniziato a distribuirle ad amici ed artisti. Dopo la pausa dovuta alla pandemia, circa un anno fa abbiamo ripreso a lavorare attivamente alla realizzazione della mostra: il risultato è quello che vediamo oggi, l’interpretazione di ventotto artisti che sono intervenuti sull’opera adottando le tecniche e i materiali che preferivano.

Immagino, ed è evidente, la grande soddisfazione!

Assolutamente, tutto è iniziato in un piccolo laboratorio con macchinari da me costruiti e ora le mie opere sono approdate in galleria, non posso che ringraziare di cuore i colleghi e lo staff di Up Urban Prospective Factory. La risposta degli artisti è stata molto positiva nonostante il soggetto su cui sono stati chiamati ad intervenire fosse molto impegnativo, la cosa più bella è che in ogni pezzo è possibile riconoscere la mano del suo creatore. Anche la partecipazione del pubblico al vernissage è stata notevole e ciò ha permesso anche a molti appassionati di dialogare direttamente con gli artisti.

È la prima volta che esponi da Up Urban Prospective Factory?

Sì, ed è la prima volta che espongo in una galleria d’arte e in una mostra da me ideata le opere di “Moro”. Pubblico e curatori mi spingono a pensare ad una seconda edizione, anzi, molti artisti mi hanno scritto per poter partecipare.

Riguardo all’allestimento cosa puoi dirci?

L’allestimento è stato molto ben curato, l’idea di partenza è stata quella di voler allineare gli occhi di tutte le riproduzioni della Monna Lisa, sia di quelle incorniciate che di quelle lasciate senza cornice, in modo da offrire al pubblico una visione d’insieme organica e regolare. Ad aprire l’esposizione c’è una tela di Tromh, compianto writer di Monterotondo, il paese da cui provengo: il pezzo è fuori catalogo e la sua esposizione rappresenta un tributo a questo artista che sapevo aver realizzato nel lontano 2009 la Gioconda qui esposta. Sia come “Moro” che come “Respect Project” abbiamo da sempre partecipato agli eventi in suo onore, mi sembrava doveroso omaggiarlo e renderne nota l’opera a chi non lo conoscesse.

Grazie davvero. Passiamo ora la parola ad alcuni degli artisti che si sono cimentati nella reinterpretazione della Gioconda. Partiamo da chi ha visto nascere il progetto fin dagli albori: Silvia Fiorenza. Silvia, come hai conosciuto Moro e come hai vissuto l’esperienza della mostra?

Silvia Fiorenza: Ho conosciuto Moro, Moreno per gli amici, grazie ad alcune collaborazioni: durante una delle nostre conversazioni mi ha mostrato le stampe in quadricromia della Gioconda e me ne ha affidata una. Lei guardava me e io guardavo lei finché non ho avuto l’ispirazione per intervenire su di essa: ho applicato sulla stampa le forme su cui stavo lavorando allora. Il mio linguaggio si è evoluto negli ultimi anni ma i colori a cui affido le mie idee sono sempre gli stessi che ho adoperato, ormai anni fa, nel rileggere la Monna Lisa, lo stesso per quanto riguarda lo sfondo. La Gioconda, icona eterna, ha assistito a questa mia evoluzione stilistica, è una figura viva nella sua eternità, e l’esposizione di oggi lo ha dimostrato. È stato bello condividere con Moro l’idea della mostra e vederla prendere forma nel tempo.

Grazie Silvia! Rame13, tu come hai fatto la conoscenza di Moro e come  hai reinterpretato la Gioconda?

Rame13: Ho conosciuto Moreno grazie a Up Urban Prospective Factory, realtà con cui collaboro ormai da anni. Ho raccolto con piacere l’invito della gallerista, Marta Di Meglio, ad intervenire su una delle stampe di Moro e l’ho fatto lavorando direttamente sul supporto dell’opera: ho stropicciato la stampa per darle un effetto di invecchiamento che distinguesse la singola serigrafia dalle sue sorelle, tutti pezzi originariamente omologhi perché appunto stampati in serie. A tale soggetto ho aggiunto le figure tipiche del mio linguaggio: ninfe, piccoli teschi, figure della natura, elementi dal sapore pop per rileggere un soggetto che nei secoli è diventato esso stesso un’icona pop.

Chiarissimo, grazie! Mister Thoms, ripropongo a te le stesse domande: a cosa devi la conoscenza di Moro e cosa ti ha ispirato nella rilettura della Gioconda? 

Mister Thoms: Anche io ho conosciuto Moro in occasione di una collaborazione, in particolare nella realizzazione di una grafica che è stata stampata sulle t-shirt “Respect Project”. Nella mia reinterpretazione della Monna Lisa ho citato una sua celebre ripresa, L.H.O.O.Q., il ready-made di Duchamp famoso per gli iconici baffi. Nell’opera originale Leonardo ha voluto rappresentare la sua parte femminile e dunque ho cavalcato l’onda di questo “gioco delle parti” rileggendo la Gioconda dallo stesso punto di vista ma in uno stile urban.

Grazie! Spostiamo ora il focus sul connubio tra Gioconda e lettering: Imagrafik, quali modifiche hai apportato all’opera di Leonardo?

Imagrafik: Ho accostato alla Gioconda stampata da Moro, mio amico e collega, frasi dello stesso Leonardo, sono citazioni su temi quali natura, amicizia, intelligenza e sapienza. La stampa serigrafica è una forma di sapienza e dunque mi sembrava un abbinamento appropriato, nonché il giusto modo per rendere i tratti del mio lettering portatori di un ulteriore significato. Il tutto è stato realizzato attraverso l’uniposca direttamente su stampa, un puro intervento di calligrafia.

Concludiamo dando la parola a due writer: Orghone e Lady Nina. Raccontateci anche voi da dove nasce la vostra amicizia con Moreno e spiegateci come siete riusciti a fondere il writing con la Gioconda.

Orghone: Ho conosciuto Moro qualche anno fa in occasione di varie esposizioni, c’è stata fin da subito stima reciproca e siamo rimasti in contatto per tanto tempo. Nella mia interpretazione della Monna Lisa ho cercato di non snaturare l’originale di Leonardo, mantenendone la fisionomia e lavorando sullo sfondo, che ho realizzato adottando lo stile del lettering mediante la pittura acrilica. Il graffito emerge dunque in tutta la sua carica figurativa, senza modificare il soggetto principale. Essendo per me questo un periodo di vibrazioni positive ho scelto di adottare la parola “Vibes”.

Lady Nina: Io e Moreno ci siamo conosciuti attraverso Respect Project, prima con qualche chiacchiera in chat e poi di persona durante eventi mondani della Roma capitolina. Da lì sono nati una bella sinergia e rispetto reciproco, dal punto di vista lavorativo quanto umano. Ho voluto reinterpretare la Monna Lisa riproducendo sulla stampa l’effetto di un riflesso, come quello che genera la teca che protegge l’opera di Leonardo da Vinci al Louvre, riuscendo così ad integrare la mia passione nel fare graffiti su supporti di vetro.

Davvero notevole! Grazie a tutti voi per le risposte chiare ed esaustive e grazie a Moro e ad Up Urban Prospective Factory per l’iniziativa!

Intervista nata da un idea di Marta Di Meglio a cura di Luigi Costigliola – luigicostigliola@yahoo.it