Intervista a Elisabetta Sichel

Saper leggere nel proprio animo non è cosa da poco: è la costante sfida che il quotidiano ci propone sul ring della normalità, terreno di gioco in cui i pugni sono pensieri che si susseguono nel silenzio di una lotta gentile. Ne sa qualcosa chi conosce le illustrazioni di Elisabetta Sichel, artista a cui abbiamo chiesto di presentarsi davanti ai nostri microfoni.

Ciao Elisabetta! Ci descriveresti la tua arte?

Ciao! Certamente, le mie opere partono dalla volontà di illustrare situazioni personali della vita quotidiana nelle quali ciascuno si può riconoscere, come il rapporto col proprio corpo o le relazioni tossiche. Sono ormai anni che approfondisco tematiche di questo tipo.

E sul tuo percorso artistico cosa ci racconti?

Non ho studiato illustrazione, bensì pittura, all’Accademia delle Belle Arti di Brera a Milano. Ho dipinto per diverso tempo ma poi mi sono trasferita a Londra dove ho vissuto per cinque anni: lì mi sono data all’illustrazione, linguaggio artistico che prediligo e che con il disegno in digitale ha trovato poi la sua forma più definita, da un paio d’anni a questa parte. Una sintesi che non tradisce le mie origini pur facendo rimanere le mie produzioni entro il confine dell’illustrazione.

Dunque l’intero processo creativo prende avvio direttamente in digitale?

Sì, a volte realizzo uno schizzo preliminare su carta ma nella quasi totalità dei casi elaboro le mie illustrazioni direttamente in digitale.

Interessante! Delle tue illustrazioni ci ha colpito la volontà di scandagliare l’animo umano, a cui prima accennavi: come influisce il colore in questo processo?

Il colore ha un ruolo centrale nelle mie opere: c’è sempre la stessa gamma cromatica che ricorda una dimensione intimista, di “overthinking” mi verrebbe da dire, quasi onirica. Sono tinte soft, non vibranti ma introspettive, come se i pensieri prendessero forma su carta nel loro fluire dolce ma ininterrotto.

Chiarissimo! Grazie per il tempo che ci hai dedicato.

Grazie a voi, è stato un piacere!

Intervista di Luigi Costigliola – luigicostigliola@yahoo.it