Intervista a Gregorio Codagnone

in occasione del vernissage di “Arte è Natura”

17-28 marzo 2023

Spesso ci si affanna a cercare le risposte ai propri interrogativi lontano, creando e cercando dimensioni alternative al reale che rischiano di allontanarci dal centro del problema. Eppure, per quanto lontano possiamo spingerci, siamo sempre parlanti di una lingua i cui suoni ci accompagnano fin dalla nascita e che, analizzati e combinati in forme sempre nuove, possono aprirci a mondi nuovi, sì, ma in cui ritrovare se stessi e da cui guardare con occhi nuovi il reale da cui siamo partiti. Ne sa qualcosa Gregorio Codagnone, artista fiorentino col quale abbiamo avuto il piacere di conversare durante il vernissage della sua personale “Arte è Natura” (17-28 marzo 2023) presso Up Urban Prospective Factory.

Ciao Gregorio, grazie per la tua disponibilità. Partiamo con una presentazione: ci racconteresti qualcosa di te e del tuo avvicinamento al mondo dell’arte?

Ciao, grazie a voi! Sono nato a Firenze ventisette anni fa, nel gennaio del 1996. La mia attività artistica è iniziata nel 2015, in maniera spontanea e non premeditata: avevo a disposizione delle tele e delle vernici e ho pensato di unirle per creare qualcosa di nuovo, mai prima di quel momento avevo sentito l’impulso a fare qualcosa del genere. Così è nata la mia prima opera su tela, Genesi: già per questo primo lavoro, nonostante le varie soluzioni stilistiche, ho sperimentato la tecnica del dripping e grazie ad essa mi sono sentito liberato. Era un periodo in cui non sapevo quale strada prendere, stavo vivendo un momento di crisi personale: esternare tutto questo sulla tela mi ha fatto sentire sollevato e così ho continuato a coltivare questa passione e mi sono iscritto, dopo il mio primo avvicinamento da autodidatta all’arte, alla facoltà di Architettura. Sono stato sempre appassionato di strutture: per conto mio ho studiato l’opera di architetti famosi, penso ad esempio a Frank Gehry o allo stesso Renzo Piano, e ho trasportato la lezione dall’architettura delle strutture in astratto nella mia mente per poi fare un’ulteriore traduzione di questa sulla tela. I gesti da cui nascono le mie opere, quadri astratti, possono sembrare casuali ma dietro l’idea di fare un particolare schizzo c’è sempre una costruzione scientifica, precisa, razionale.

Fino ad approdare al corallo, il soggetto principale delle tue creazioni.

Esattamente, realizzando tali quadri sono arrivato ad elaborare il corallo, il soggetto principale delle mie opere. Quello che preferisco è di due colori, creato a partire da una base monocromatica su cui intervenire col dripping che aggiunge il secondo colore. Il gesto, nel particolare, applica uno smalto all’acqua arricchito da una particolare polvere addensante, di cui negli anni ho trovato la corretta miscelazione, che fa sì che la vernice non si asciughi appiattendosi del tutto sulla tela ma che assuma forme in un certo senso tridimensionali, sporgendo cioè dal supporto. Questo si nota bene osservando le opere dal vivo piuttosto che dalle loro riproduzioni fotografiche. Il gesto artistico è sempre lo stesso, allegorico, violento, del dripping, eseguito rigorosamente dall’alto verso il basso, e avendo cura che il pennello non tocchi mai la tela. Ciononostante i coralli sono tutti diversi l’uno dall’altro, anche quelli concepiti con gli stessi colori. Ciò li rende pezzi unici, pur essendo organizzati in una collezione.

Dunque la bidimensionalità trascende nella tridimensionalità e il tuo studio sulle strutture ne è maestro.

La tridimensionalità è fondamentale nella concezione e nella lettura delle mie opere e raggiunge la massima espressione nelle sculture. In base al punto di osservazione l’opera assume delle sfumature diverse, una plasticità nuova, ed è fondamentale cercare di rendere questa tridimensionalità anche sulla tela, attraverso l’uso di resine, materiale cementizio, polveri e soluzioni simili come vernici più secche. Quest’ultimo espediente si nota bene in Monument Valley e dà a quest’opera, e alla tela stessa che fa da base al soggetto, la tridimensionalità di cui parliamo.

Approfondiamo il discorso sui soggetti delle tue opere: la mostra inaugurata oggi si intitola “Arte è Natura”, diverso da “Arte e natura”. Ci spiegheresti il motivo di questa scelta?

Tutto torna alla natura, “nulla si crea e nulla si distrugge”, potremmo citare. Tutto torna e tutto si crea da lì, da sempre le opere d’arte si fanno ispirare dallo studio della natura e dunque, cercando l’equivalente da un punto di vista scientifico, dalle architetture. Se l’artista riesce a studiare, a capire la natura e a trasformarla in astratto ciò che viene fuori è sempre diverso, è una ricerca che apre a soluzioni infinite.

E che si lega alla tutela ambientale e alla crisi climatica, tematiche più che attuali.

Certamente: la scultura esposta in mostra Fondali frastagliati, ad esempio, è fatta da pezzi di polistirolo raccolti dal litorale Toscano, uniti con collanti particolari e modellati. Le parti che compongono l’opera sono irregolari perché erose dal mare: è stato lasciato tutto come è stato trovato, i pezzi a cui è stata data una nuova vita riportano le modifiche che a ciascuno di loro ha dato il mare.

L’essere nato a Firenze, come ha influenzato la tua attività artistica?

Più che ispirato direi che Firenze mi ha dato una grande spinta emotiva mettendomi di fronte, quotidianamente, tutto quello che i maestri dell’arte hanno realizzato negli anni: la continua esposizione a questa bellezza mi ha aiutato a trovare la mia strada. Come detto prima, le mie influenze sono prevalentemente architettoniche, ma molto ho appreso dai miei viaggi, grazie ai quali ho potuto visitare musei di artisti sia del passato che contemporanei. Viaggiare apre sempre la mente, in generale ma anche nella ricerca di soluzioni artistiche.

Il tuo curriculum vanta anche una partecipazione alla Biennale di Venezia: ce ne parleresti? Volentieri. Con uno dei coralli oggi esposti ho partecipato alla Biennale di Venezia del 2019. L’opera era stata presentata al Palazzo Zenobio nel padiglione dedicato agli artisti emergenti: in quell’occasione ho ricevuto una recensione su pergamena da parte del critico d’arte Vittorio Sgarbi. Conservo ancora lo scritto, questo episodio ha rappresentato per me un’importante tappa, da cui molto è iniziato.

E da questo inizio è derivata l’evoluzione stilistica e concettuale di cui ci hai parlato. 

Esattamente, l’attività che ho portato avanti da allora è frutto della continua voglia di sperimentare adoperando ogni materiale possibile e qualsiasi tipo di supporto: tela, vetro, metalli, legno, plastiche, gesso, materiali cementizi.

Un altro soggetto delle tue opere è la fiamma: cosa puoi dirci al riguardo?

Come il corallo, anche la fiamma si inserisce nel tema della natura: nel fuoco, elemento dalla grande potenza, la natura stessa può anche morire. Le opere dedicate alla fiamma uniscono la riflessione sulla natura a questa sua dimensione più distruttiva: non saprei quale delle due componenti prevalga ma il risultato finale colpisce l’osservatore e questo è ciò che secondo me sia il fuoco che la natura in sé riescono a fare, essendo due dimensioni primigenie, intrinsecamente forti.

Quali progetti hai per il futuro?

Ho molte idee in cantiere, partecipare a diverse mostre ma anche realizzare nuove variazioni di coralli e fiamme. Ovviamente intendo portare avanti la sperimentazione su materiali diversi così come la realizzazione di altre tipologie di quadri. Attualmente realizzo anche sculture con metalli e saldature e vorrei estendere la mia attività anche ad oggetti di design come lampade di vario genere e di diversi stili che danno vita a particolari giochi di luce.

Già le opere presentate da te oggi mostrano un’attenzione all’ambiente circostante: lo stesso spazio della galleria è valorizzato da esse, sembra più ampio.

Ti ringrazio, l’ambiente può far morire l’opera che contiene oppure ricavare da questa una plasticità diversa. Le opere che realizzo hanno un effetto visivo forte, violento a tratti, ma al contempo accolgono. Non a caso quando le ho concepite nascevano da pensieri non felici ma non è detto che il punto d’arrivo coincida con quello di partenza. Il corallo in grande formato, ad esempio, soggetto simbolo di una natura fragile e da preservare, mostra l’azione d’impatto del gesto che ha portato alla sua realizzazione e che permane nell’idea stessa che c’è dietro l’opera.

Grazie Gregorio, e complimenti!

Grazie a voi! 

Intervista di Luigi Costigliola da un’idea di Marta di Meglio

luigicostigliola@yahoo.it