Up Urban Prospective Factory

è lieta di presentare

Icon

bipersonale Jesus t.t. e koi

Dal 5 al 20 marzo

Via dei Salumi 53, Trastevere – Roma

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Testo Critico di Rosanna Fumai

Se la predominanza dell’oggetto reale nell’arte è ciò che ha permesso, al di là delle differenze di poetica e di stile, di accomunare artisti e scuole estremamente diversi per tutto il secolo scorso, sicuramente la presenza di significati simbolici, svincolati dalla specificità dei linguaggi artistici, è ciò che caratterizza il lavoro di tanti autori contemporanei. Il riferimento, dunque, ad una iconografia ricavata dal quotidiano, trovata per strada o spasmodicamente ricercata nei rotocalchi ed in rete, consente di visualizzare un nuovo realismo che non si preoccupa di rielaborare nel singolo vissuto giornaliero le testimonianze del proprio lavoro. Esattamente come accade a Koi e Jesus TT, compagni di strada e amici nella vita.

Classe 1981 il primo e 1989 il secondo, i due giovani artisti romani, Matteo e Luca, sono accomunati proprio dall’utilizzo di un linguaggio che trae forza e origine da una memoria collettiva che ha influenzato entrambi. 

Nella galleria di Marta Di Meglio, la Up Urban Prospectiove Factory, in via dei Salumi 53, dal 5 al 20 marzo prossimi, si inaugura una doppia personale che ci consentirà di  rivivere emozioni legate a quella cultura popolare di cui siamo profondamente intrisi. 

Ma se gli artisti Pop del dopoguerra avevano significativamente rifiutato il pathos egocentrico e l’interiorità, i nostri Matteo e Luca adottano una posizione che, invocando la mimesi, utilizza una iconografia di recupero che non spinge la rappresentazione fedele ad un annullamento della soggettività. E così accanto a Mina, Moira Orfei, Fidel Castro e Che Ghevara sfilano noncuranti i ritratti degli Evangelisti, di Maria e persino di Gesù. Tutta una galleria di volti che provengono dal mondo della musica, dal cinema e dalla letteratura e dunque dalle radici della nostra memoria collettiva. Anche se la rappresentazione è puntuale, grazie all’utilizzo della tecnica dello stancil e ai rimandi al tatuaggio, non si assiste al totale annullamento della soggettività, anzi da questa ciascuno sviluppa una creazione del tutto personale. Da quei primi piani, quei ritratti, da quelle espressioni ormai così comuni si dipana un groviglio di sensazioni che vanno a contaminare il vissuto di ciascuno. 

La rivalutazione della mimesi, che si credeva ormai superata, diventa per Koi l’occasione per provarsi nelle antiche tecniche del chiaroscuro, nella scelta dei colori, delle ombre e delle luci, attraverso ritagli ben precisi e calcolati. Mentre le spesse linee di contorno di Jesus, che delimitano immagini notoriamente sacre, ci invitano a ripensare al valore dell’icona, richiamando alla memoria le sinuose legature a piombo che caratterizzavano le vetrate medievali. L’icona come simbolo, come modello, come immagine ormai saturata dalla ripetizione che, attraverso tutto un repertorio bizantino dai forti richiami arcaici, ci riporta all’arte figurativa di oggi.  Le immagini popolari di cui i due fanno largo uso, prese in prestito dal quotidiano, richiamano un fenomeno che, attraverso Seurat, Toulouse-Lautrec e fino a Dubuffet, si era già manifestato e a cui erano ricorsi tutti i movimenti artistici moderni. Ma nello spazio raccolto e luminoso di via dei Salumi, non si procede solo a mezzo prestiti, si introduce piuttosto un capovolgimento di valori. Recuperando il campo della pittura figurativa e ristabilendo i limiti oggettivi dell’opera, si rivela davanti ai nostri occhi la possibilità di orientare l’arte verso una nuova via, scambiando l’ideale di verità con l’esigenza del reale. E quale migliore prospettiva sarà mai così feconda di aspettative se non quella di immaginare Koi e Jesus TT come i futuri protagonisti di una figurazione narrativa che i nostri epigoni saranno costretti a studiare.

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